La terza parte della della storia del Parco fluviale del Nera estratta dal numero 2/2021 del periodico La voce del CIAV (Centro Iniziative Ambiente Valnerina).
La Voce del CIAV - n.2/2021 (3,7 MiB, 242 downloads)
Periodico bimestrale – allegato alla rivista CIBUS et salus, siamo quello che mangiamo.
IL PARCO FLUVIALE DEL NERA: UNA STORIA parte terza
di MIRO VIRILI architetto
Dopo aver chiarito i principi e la filosofia che sono alla base del Parco fluviale del Nera iniziamo la nostra storia a partire dalle origini dei Parchi in Italia e in Umbria al fine di inquadrare il nostro territorio in un contesto più ampio in cui affondano le radici culturali e giuridiche della nostra area naturale protetta.
È noto che i primi parchi in Italia nascono negli anni Venti e Trenta del XX secolo. Il primo parco istituito sulle Alpi Graie dal Regno d’Italia è stato il Parco nazionale del Gran Paradiso il 3 dicembre 1922, grazie all’attività e della comunità scientifica e in particolare della Società Botanica Italiana. L’anno dopo nel 1923 fu istituito ufficialmente sull’Appennino Abruzzese il Parco Nazionale d’Abruzzo, di cui un primo nucleo era già sorto nel 1921 per iniziativa privata della Federazione “Pro Montibus et Sylvis”.
Dopo questa partenza positiva che poneva l’Italia all’attenzione dell’intera Europa che sembrava preludere alla nascita di altre aree naturali protette nazionali, si dovrà attendere dieci anni prima della istituzione, di altre due aree naturali protette nazionali, il Parco nazionale del Circeo creato nel 1934 e il Parco nazionale dello Stelvio nel 1935. Sempre in questo periodo vedranno la luce due leggi fondamentali di tutela sui beni culturali e il paesaggio la legge 1 giugno 1939, n. 1089 (Tutela delle cose di interesse artistico e storico) e la legge 1497 del 29 giugno 1939 (Protezione delle bellezze naturali).
L’ultimo dei parchi nazionali storici e il primo della Repubblica Italiana è stato il Parco Nazionale della Calabria istituito nel 1968 articolato in tre nuclei due sulla Sila e uno sull’Aspromonte. Nel 1977 a Roma per iniziativa di Franco Tassi allora direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, nasce il “Comitato Parchi Nazionali e Riserve Analoghe”, che avrà un ruolo fondamentale nella promozione delle aree naturali protette in Italia.
La nuova stagione delle aree naturali protette in Italia inizia con i Parchi Regionali legati ovviamente all’istituzione delle Regioni a Statuto ordinario, previste nella costituzione del 1948 ma nate solo nel 1970 dopo l’approvazione della legge elettorale n. 108 del 17/02/1968. Tale istituzione coincide con un ripresa della cultura ambientalista in Italia e in Europa che va dal mondo scientifico con l’affermarsi del pensiero ecologista e della cultura della complessità, all’economia e alla politica. Un periodo che Giorgio Nebbia (1926-2019), definì “la primavera dell’Ecologia”.
I partiti politici dalla sinistra a partire dal PCI al centro laico e alla DC fino alla destra liberale, mostrano interesse per l’ambiente e la natura, si formano i movimenti ambientalisti da Italia Nostra nata nel 1955 al WWF nato nel 1961, insieme a diverse associazioni e nuclei ecologisti locali mentre si forma il primo movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e in tutto il mondo occidentale da cui nascerà nel 1980 Legambiente.
A livello internazionale l’anno della svolta è il 1972, con la pubblicazione del famoso rapporto su «I limiti dello sviluppo», che è anche l’anno della prima conferenza mondiale sull’ambiente, conclusasi con due importanti atti. Il primo è la Dichiarazione di Stoccolma, dove viene sancito il principio per cui il «bene ambientale » è un patrimonio collettivo, la tutela del quale rientra nei compiti prioritari dai singoli Stati. Il secondo è l’istituzione da parte dell’ONU di uno specifico Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) 8 . Sempre nel 1972 il 16 novembre venne approvata dalla Conferenza generale dell’UNESCO la Convenzione relativa alla tutela del patrimonio culturale e naturale mondiale.
Nel nuovo quadro nazionale e internazionale verso la metà degli anni settanta si riprende a discutere delle aree naturali protette e in questo contesto i nuovi enti regionali ebbero un ruolo strategico. Le prime realizzazioni di nuovi parchi sono della Provincia autonoma di Trento che grazie alla propria autonomia legislativa, già nel 1967 da vita ai
parchi naturali regionali: Adamello-Brenta e Paneveggio Pale di San Martino. Seguiranno poi dopo il 1970 le prime leggi regionali sui parchi a partire dalla innovativa legge della Regione Lombardia e poi tra il 1974 e il 1977 il Piemonte, la Toscana, la Liguria ed il Lazio.La Regione Umbria con legge regionale 2 settembre 1974, n. 53 (Prime norme di politica urbanistica), all’articolo 11 (Disposizioni per i parchi naturali) prevede esplicitamente che «per i territori destinati a parchi naturali è obbligatoria la formazione di appositi piani di conservazione e sviluppo, aventi valore di piani particolareggiati». La legge però non prevede l’istituzione di nuovi parchi ma stabilisce solo la disciplina e in particolare demanda al Piano di Conservazione Sviluppo la suddivisione del territorio dei parchi in quattro zone di tutela e precisamente: a) zone di riserva integrale, b) zone di riserva orientata, c) zone di riserva guidata e d) zone di pre-parco.
Il P.C.S. è formato dai Comuni singoli o associati e dalle Comunità montane nel cui ambito territoriale è compreso il parco naturale. Quindi la legge contiene il principio che a costituire i futuri parchi saranno i comuni e le Comunità Montane enti nati con l.r. n. 6 settembre 1972 n. 23, in attuazione degli art. 3 e 4 della legge 3 dicembre 1971 (nuove norme per lo sviluppo della Montagna).
La Regione aveva istituito 9 comunità montane nel territorio regionale e nel nostro territorio la Comunità montana della zona F) Valle del Nera Monte San Pancrazio. Abbiamo quindi una prima disciplina, un possibile ente gestore ma non abbiamo ancora una legge sui parchi, unico riferimento era fino a questa data l’art. 17 del primo Statuto Regionale approvato con l.egge n. 344 del 22/05/1971, dove si legge che la Regione «Provvede alla difesa del suolo e del paesaggio, alla tutela e valorizzazione delle risorse naturali, dell’ambiente ecologico, e del patrimonio storico, artistico e archivistico». Ma sarà solo con il D.P.R. n. 616 del 24 luglio 1977 che saranno trasferite alle Regioni tra le altre, le deleghe a cui faranno riferimento le competenze in materia di parchi e aree protette.
Per avere una prima indicazione dei parchi regionali dovremo attendere il primo Piano Urbanistico territoriale (PUT) del 1983 e per una legge sui parchi come detto il 1995. Ma proprio in questi anni tra il 1960 e il 1980 mentre si definisce il nuovo quadro istituzionale e l’Umbria promuove il primo Piano di Sviluppo Regionale 1973-1975 14 , si pongono le basi per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione dei territori e dei siti sensibili che costituiranno poi i nuclei dei futuri parchi regionali che per lo specifico della Provincia di Terni saranno la Cascata delle Marmore, Villalago e il Lago di Piediluco (parco fluviale del Nera-Velino), il Lago D’Alviano (Oasi naturalistica e poi Parco fluviale del Tevere), Villa Chaen con il suo parco all’inglese nel comune di Allerona (Parco naturale del Monte Peglia e Selva di Meana).
Ma su questi argomenti entreremo nel merito nel prossimo numero.
… segue …
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